Lo scrittore creativo è sempre completamente in balia della fantasia e dei voli
pindarici della mente, a cui non sa e non può sottrarsi: egli è come una molecola d'aria liberamente errante nel vento, continuamente mutante, di cui non si sa come evolverà, cosa genererà, dove
arriverà.
Diario di un breve periodo convulso, ansioso, sgradevole.
Dovevo fare un accertamento ginecologico, non il solito controllo annuale, qualcosa
di molto più delicato, che sarebbe stato la definitiva conferma di un brutto problema esploso dentro di me.
- Il Pap test è risultato positivo, occorre
approfondire, - questo mi aveva detto al telefono chi mi aveva chiamato, e non so neppure se fosse stata la voce di un medico o di un'infermiera perché si qualificò con il solo cognome e io rimasi
muta mentre i pensieri iniziarono a girare e a ruotare dentro e sopra di me come avvoltoi in attesa del cadavere. Era una donna, una femmina come me, ma in quella voce, in quelle parole, non c'erano
tatto, umanità, solidarietà di specie. La voce era metallica, impersonale, senza variazioni di tono o volume e non diceva nessuna parola in più o in meno del necessario. Avrebbe potuto essere un
robot o un messaggio sintetizzato. Ricordo che in quel momento, in preda alla confusione, mentre mi comunicava il risultato del test, stavo pensando se premere il tasto 1, 2, 3 per poter parlare con
un operatore.
Provai una grande desolazione.
Pap test: è l'abbreviazione dal nome dell'inventore greco Papanicolau che l' ha
escogitato, ma questo nome non mi fece ridere neanche un po': forse mise a punto questo test, così serio e delicato, perché nessuno più ridesse sentendo scandire il suo cognome.
La voce metallica, si accertò che avessi sentito, e aggiunse:
- Se vuole, già la prossima settimana possiamo
approfondire, e farlo ambulatorialmente.
- Si, il più presto possibile, -
risposi.
E mentre lo facevo mi accorsi che dovetti faticare per fare uscire la voce. Mi
aveva parlato di sonda, di telecamera? Pensai che forse avevo capito male, che non ero un'attrice e che non dovevo mica recitare o farmi filmare per qualcosa.
Il dubbio si era insinuato in me: subdolo, viscido, velenoso. In queste situazioni
si diventa tutti più vulnerabili, più delicati di piume di struzzo, più fragili di bicchieri di cristallo.
Sono una giovane donna di trent'anni, dunque nel fiore degli anni.
Cercai di pensare ad altro, ma l'unico pensiero che mi percorse, quasi in maniera
tumultuosa, come l'acqua di un torrente di montagna, fu che vivevo in un paese che stava andando a picco. Alle elementari mi dicevano che il nostro è un paese a forma di stivale, oggi io direi: come
uno stivale di gomma immerso nel fango di una palude, gestita dagli anaconda della politica che continuano a covare uova, e a generare altri piccoli e giovani anaconda.
Ogni notte cercavo di scappare dal pensiero ossessivo che mi impediva di dormire,
era come se avessi un faro accecante puntato sugli occhi.
Sono ammalata, forse sono finita, forse mi sta aspettando una guerra, mi
ripetevo.
E quando la mattina mi guardavo allo specchio non mi riconoscevo quasi più: ma chi è
quella donna con gli occhi arrossati e con quelle occhiaie pronunciate?
Poi il momento arrivò e, dopo tutte queste notti insonni, mi ritrovai dentro il
parcheggio dell'ospedale: spensi il motore dell'auto, estrassi la chiave dell'accensione e attesi un momento prima di scendere e di dirigermi verso "il patibolo".
Respirai a fondo: vado, mi ripetevo.
Mi accolse una voce metallica simile a quella del telefono:
- Si accomodi e si spogli.
Ma come? C'è un piccolo plotone di persone intorno a me, certo ora usciranno! Invece
no. Le conto: sono quindici, più di quante ne servono per fucilare qualcuno. Sono laureandi e laureande, ma io sono in preda al panico e penso che non c'entro niente con la loro
formazione.
- Si rilassi, - mi dice la ginecologa
mentre mi stendo sul lettino.
- Non è mica facile, le rispondo. Non ho neppure l'energia
necessaria per dirle: vorrei vedere lei in questa condizione quanto sarebbe rilassata.
- Allarghi le gambe.
E si materializza lo strumento di tortura: il divaricatore. Mi aprono come un pollo
alla diavola, mi infilano una sonda che ha una microtelecamera e, tramite questa, mi spruzzano del reagente nei vari punti da esaminare.
Ecco chiarito quello che mi aveva detto al telefono!
Lo strumento é freddo come l'ambiente in cui mi trovo, gelido come tutta questa
gente che ho attorno: sarebbero loro i medici che faranno il giuramento di Ippocrate?
Io sono soltanto una cavia, del materiale di studio!
Ma io devo sapere!
Penso: è una visita ginecologica o sono finita su YouPorn? Ma non riesco a dirlo:
sono avvilita e spenta.
Pur di avere un responso subito mi sarei denudata e aperta come un'ostrica anche in
mondovisione.
- Chissà quanti di quei laureandi uscendo racconteranno l'esperienza,
il potere di aprire ed esplorare gli altri come se fossero radure, buche o parchi pubblici
Infine proiettano le immagini del mio utero su un grande monitor, e ogni quadro
viene dettagliatamente commentato con termini specialistici incomprensibili.
Si fa lezione con il mio corpo!
L'indagine finalmente è finita.
- Dobbiamo analizzare meglio i risultati, - mi
dicono. Può rivestirsi e tornare a casa, le facciamo sapere.
Pochi giorni dopo ancora una telefonata, la solita voce metallica, ho socchiuso gli
occhi mentre ascoltavo:
- L'esame ha dato esito negativo, lei ha soltanto una
piccola lesione interna, deve trattarla con ovuli antibiotici.
Ho riaperto gli occhi e li ho sollevati al cielo, a pochi centimetri da me ho visto
allontanarsi una bolla di sapone, ma forse è stata sola una piccola e temporanea allucinazione.
P.S.
Il Caduceo, o bastone alato del dio Mercurio viene rappresentato con due
serpenti avvolti a spirale che raffigurano le polarità del bene e del male. Le ali simboleggiano il primato dell'intelligenza, che si pone al di sopra della materia per poterla dominare attraverso la
conoscenza.
Il bastone alato è universalmente riconosciuto come emblema della
medicina.
05 marzo 2014