LE CREATURE DELL'IMMAGINAZIONE AMANO IL SILENZIO

 

 

Il metodo è sempre lo stesso: riversare nei libri le angosce e distenderle come lenzuola al sole, caricare le pagine di conflitti interiori e guarnirle di caos, liberandosi dal veleno secondo un paradigma che molti autori seguono e affonda nella notte dei tempi.

 

Sono un autore di romanzi thriller e d’avventura, vissuto fino quasi ai trent'anni nell'isola del Lido di Venezia, quindi lagunare e isolano per sempre.

 

Vengo da un’isola dove regna un incantesimo che, nonostante il grande impegno degli uomini per romperlo, ancora oggi resiste. Un’isola di cui amo le fitte nebbie di novembre che la trasformano nel regno di King Kong. Di questo lembo di terra, prima del mare, amo tutto, anche le trombe d’aria di agosto e settembre, che si abbattono incontrastabili più che mai: dilavando, strappando, ghermendo e a volte assassinando. Ma niente riesce a darmi i brividi come il mare d’inverno, specialmente durante le burrasche. La burrasca mi piace guardarla come un toreador guarda il toro negli occhi durante la corrida, ne osservo le evoluzioni, ne ascolto il suono, indescrivibile e potente come quello di mille organi, ne valuto ogni minima mossa o variazione.

Ogni volta che c’è una tempesta, mi piacerebbe essere in riva al mare.

Un piccolo flashback: in laguna vivevano anche le anguille, mio nonno le pescava come qualsiasi altro pesce o mollusco commestibile. Mi affascinavano le anguille, ho fatto in tempo a vederle, per me valevano come i bisonti per gli indiani.

Mio nonno aveva doti e conoscenze ormai scomparse che oggi potremmo definire paranormali. Bastava alzasse gli occhi al cielo e capiva se stava arrivando il vento, la pioggia, il sole o la nebbia, l’alta o la bassa marea. Sapeva esattamente dove si trovavano le tane dei pesci sui fondali, quando uscivano e dove si sarebbero diretti. Portava sempre con sé soltanto uno strumento: la bussola.

Quella bussola l’ho conservata, la tengo tra i miei libri, volendo sarebbe ancora perfettamente funzionante. Oggi che vivo in campagna la uso per stimare la direzione delle cicogne, delle poiane, delle garzette.

Non riuscì a trasmettermi tutte le sue conoscenze di mare e laguna perché morì improvvisamente e, quando avvenne, io ero ancora un bambino. Così come improvvisamente, morirono mio padre e poi mia madre. Morire in un attimo è una caratteristica stupefacente della mia famiglia...” pensiamo che non valga la pena di perdere tempo con la morte, la durata di un lampo è sufficiente!”

Una cosa però riuscii a imparare da mio nonno – una strana cosa, che a volte ho utilizzato, lasciando a bocca aperta chi vi ha assistito – come dominare i gabbiani, ma questo è un segreto, uno dei pochi che conosco, e non lo svelerò.

 

Sarò felice se mi lascerete qualche impressione nella pagina dei contatti.

 

Franco Alesci

 

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