Ricordi: groviglio di emozioni, come una folla disarticolata in tumulto
Quando conobbi Yvan, all’inizio del 2002, erano passati soltanto pochi mesi dal
giorno in cui la voce di Max si sviluppò senza contegno, distribuendosi per tutto il mio appartamento, informandomi sul disastro che era appena avvenuto.
Quale? Ci arriviamo.
Mi pare di sentirla ancora oggi: salì di volume, significativamente, aprendosi e
andando oltre la capacità delle sue corde vocali. Quel giorno il mio socio trader era completamente in preda al panico, aveva starnazzato come una cornacchia che avesse appena subito l’assalto di un
falco, non ancora completamente certa d’essere sopravvissuta.
Io stavo al lavello della cucina, mi stavo “abbeverando” con lenti sorsi d’acqua
fresca, nudo come al solito, perché ho sempre avuto bisogno di respirare oltre che con i polmoni anche con la pelle. Ero in uno stato di totale beatitudine: avevo conosciuto Chicca da poche
settimane, e qualsiasi cosa fosse avvenuta, a me direttamente, o nel mondo, l’avrei accolta olimpicamente e con il sorriso sulla bocca.
La voce e il panico di Max uscivano dagli altoparlanti con una certa efficacia: lui
non era fisicamente lì, nel mio appartamento, – perché lavoravamo in audio conferenza - in quel momento si trovava a una cinquantina di chilometri da me, ma non c’era il minimo dubbio che fosse
successo qualcosa di grave: non l’avevo mai sentito strillare così prima di allora!
Con il sistema di microfoni e altoparlanti che avevamo organizzato potevamo parlare
via internet, scambiarci informazioni e prendere delle decisioni immediate da qualsiasi parte dell’appartamento. Occorreva soltanto ricordarsi di spegnerli oltre certi orari e in certe
situazioni.
- I grafici
sono usciti dai monitors! - mi disse.
Effettivamente guardando i monitors vidi che i grafici degli indici di borsa
scendevano verticalmente, come dei fili a piombo, le linee andavano giù, fuori dai video, e proseguivano andandosene via per conto loro.
- Sai cosa
significa? Aggiunse.
- Si, se non
è un guasto del sistema, praticamente siamo rovinati.
Accesi la TV, tutti i canali stavano trasmettendo le stesse immagini: una delle
torri gemelle di New York era a fuoco e poco dopo sarebbe accaduto anche all’altra. Dei piccoli puntini neri stavano precipitando all’esterno e non erano farfalle.
Era l’11 settembre, e da allora passai da uno status di quasi ricco, a cui ero
pervenuto in diversi anni di speculazione on line, ad uno stato di enigmatica e regolare sopravvivenza.
Credo che oggi Max sia in qualche luogo sperduto dell’Africa a seguire la
costruzione di dighe e strade. L’ultima notizia che ho di lui risale a diversi anni fa, e allora faceva questo. Oggi ne ho perso le tracce e mi dispiace.
Ebbi un atteggiamento da irresponsabile? Il treno su cui ero salito stava andando
come una “Frecciabianca” in direzione “Fallimento” ed io ne ero completamente indifferente. Mi sorseggiavo il mio bicchiere d’acqua fresca con nonchalance come se la cosa non mi
riguardasse.
No, non era un atteggiamento irresponsabile! In quel momento ero psicologicamente e
sentimentalmente forte. Se non ci fosse stata lei, la mia musa, avrei messo due scelte precise sul piatto: estero (anche per me), o una pistolettata alla tempia destra, quella meno
sensibile.
Ho voluto parlare brevemente di questo passaggio. Da qui scaturiranno alcune
decisioni, perché le cose e le vite in avvicinamento non possono che legarsi e saldarsi.
A volte mi viene da pensare che, preoccuparsi, per qualsiasi cosa, come spesso
facciamo, sia inutile... forse non siamo che burattini di quell’apparato tetragono, quel bulldozer mezzo Mangiafoco e mezzo Geppetto, che si chiama destino.(continua 3.)
10 marzo 2013