LA FORMA DEL CAOS - Un estratto
CAP 22. UN INSOLITO NUDISTA
In quel tratto di spiaggia libera Rogerio se ne stava disteso sulla sabbia a pochi metri dalla battigia con un nodoso bastone al suo fianco, silenzioso e indifferente a quanto avveniva intorno, come se in tutta la spiaggia ci fosse solo lui. Guardava le altre persone senza vederle e le ascoltava senza sentirle, lui rispondeva solo a Tapac, l'unico che rispettava e di cui si fidava, che quando conobbe gli parve l’emanazione del suo vecchio maestro Ciccu.
Dentro la mente di Rogerio, in quel labirinto di pensieri confusi, c’era una certezza: lui si sentiva come un samurai al servizio del comandante Tapac, il suo shogun, per il quale non avrebbe esitato un attimo a sacrificare la vita, secondo la via del bushido, che è un codice di condotta per tanti aspetti simile al concetto europeo di cavalleria.
Alcuni ragazzini dispettosi avevano cercato di colpirlo con una pallonata alla testa, rimanendo sconvolti per quello che successe: Rogerio, come avesse un radar incorporato, era riuscito a percepire l’arrivo del pallone ad afferrare il bastone al suo fianco e a colpirlo con la potenza di un battitore professionista da Major League americana. Il pallone, come fosse stato sparato da un cannone, aveva percorso decine di metri nel cielo precipitando nel mare e provocando prima lo stupore e poi le risate sguaiate dei ragazzini, completamente sedotti dalla bravura di quello strano uomo solitario.
Un intransigente capannello di bagnanti si era radunato intorno a lui con aria minacciosa, ma tenendosi a distanza di sicurezza. Le persone, intimorite dalla sua presenza avevano richiesto l'intervento delle forze dell'ordine le quali, appena arrivate e senza particolare entusiasmo, dovevano risolvere la situazione imbarazzante creata da quello strano uomo.
Infischiandosene della gente Rogerio stava disteso sulla sabbia completamente nudo, asciugandosi al sole dopo una lunga e piacevole nuotata al largo. Il mare si era appena aperto a lui come un libro, il tempo si era fermato mentre galleggiava come una papera sbattendo le mani e i piedi. L'acqua era calma, anzi, immobile come un manto di vetro, e mentre nuotava l'orizzonte gli sembrava fondersi con il cielo: dopo tanto tempo in quel mare amico aveva sentito il cuore leggero. Lontano dalla costa aveva trovato solitudine e pace, entrando dentro un silenzio rotto solo dal suo respiro.
Se mentre era nell’acqua avesse avuto carta e penna ci avrebbe scritto qualcosa, ma quei momenti di lucida creatività duravano poco: quando era tornato a riva lo aveva avvolto la solita rumorosa confusione mentale, come se dentro la sua testa si muovessero tutti i veicoli di Roma all'ora di punta.
Adesso, dentro di lui, echeggiavano soltanto le frasi infastidite degli appuntati, che blateravano inutilmente da un bel po’.
– Come te lo dobbiamo dire, questo non è un campo nudisti, non puoi startene in tenuta adamitica qui, ci sono delle donne e dei bambini. E poi, perché hai lanciato il loro pallone nell’acqua colpendolo con quel bastone che tieni al tuo fianco. Lo sai che è un'arma impropria, a che cosa ti serve?
Nessuna risposta e nessun chiarimento uscì dalla sua bocca.
– Zoppica, il bastone gli serve quando cammina – disse proprio il ragazzino del gruppo che aveva calciato la pallonata, quello più coraggioso, intraprendente e monello, che adesso dopo essere rimasto affascinato dalla sua incredibile capacità di battitore, intendeva aiutarlo dicendo una bugia.
Tutte le persone si chiedevano chi fosse mai quell'uomo che aveva deciso di stare nella loro spiaggia, senza rispettarne i regolamenti.
La piccola folla gli era unanimemente ostile: pretendeva che fosse punito e allontanato.
I carabinieri, due piccoletti originari della Sicilia come si poteva capire dal loro accento, ne stavano valutando la stazza: quel provocatore era magro, ma da disteso col suo metro e novanta abbondante sembrava avere un corpo senza fine e, pensare di tirarlo su a braccia, sembrava davvero un'impresa ardua. Potevano forse minacciarlo puntandogli la pistola alla tempia? No di certo, non aveva commesso nessun crimine che giustificasse tanto.
– Tenga agente, glielo getti sopra, – disse una donna con una trentina di chili di sovrappeso, allungandogli un ampio e colorato asciugamano.
Ma come provarono a gettarglielo sopra, prima ancora che atterrasse sul suo corpo, Rogerio con un altro improvviso colpo di bastone, lo fece volare nel cielo rendendolo per qualche istante un improbabile aquilone.
– Dev'essere scemo, ma è innocuo, credo non sappia quello che sta facendo, comunque in un modo o nell'altro dobbiamo portarlo via, – disse uno degli agenti.
– Sei italiano? Ce l'hai un documento? Papier?
– Macché italiano, – disse uno dei bagnanti – così magro, bianco e dinoccolato, dev'essere svedese o norvegese. Per loro è normale starsene nudi.
Uno degli agenti fece l'atto di prendere il suo zaino per cercare un documento.
– No! – disse Rogerio bloccandogli il braccio con la sua manona.
L'appuntato ritrasse la sua manina come fosse stata ustionata da una fiamma.
– Allora sei italiano!
– Che c'entra, no è come ciao, è la stessa parola in tutte le lingue, – disse l'altro appuntato con l'aria di essere un uomo di mondo.
– Non costringerci a denunciarti per atti osceni in luogo pubblico, resistenza a pubblico ufficiale… e altro.
Rogerio si stava innervosendo: se non lo lasciavano stare e non se ne fossero andati via avrebbe spaccato la testa a entrambi.
In quel momento sbucò Tapac.
– Che cosa succede agenti?
– Lo vede con i suoi occhi. Lo conosce?
– No di certo, ma so essere persuasivo quando occorre.
Tapac si avvicina all'orecchio di Rogerio e gli sussurra qualcosa, lo spilungone immediatamente si rizza in piedi, si veste e, come niente fosse, si dirige verso una bicicletta poco distante che Tapac ha appoggiato su un paletto e preparato per lui, con la sella tirata su al massimo in modo che quando pedala possa distendere bene le gambe. Rogerio l'inforca e con poche pedalate mette una certa distanza fra lui e quelle persone, allontanandosi velocemente.
– E lo lasciate andare via così? Dovete almeno multarlo, – dice il padre di uno dei monelli.
– Non se la caverà, – gli rispondono i due carabinieri. – Adesso lo fermiamo.
I due agenti si dirigono verso l'auto di ordinanza, l'accendono precipitosamente ma dopo qualche metro devono fermarsi perché la macchina ha entrambe le ruote posteriori completamente a terra. Qualcuno, approfittando della confusione le ha bucate e non può essere stato lo strano nudista.
Intanto è sparito anche quell'uomo comparso dal nulla, che gli ha sussurrato qualcosa all'orecchio.