... le nuvole dense, scure, veloci, sembrano
muoversi nel cielo compatte come mandrie al galoppo.
Stiamo tornando verso Reykjavík,
incapaci di rimanere fermi, ogni giorno ci spostiamo affamati di movimento.
Ci siamo immersi in spazi privi di
rumori, senza incrociare esseri umani per ore, correndo lungo le coste a strapiombo, avvolti da nebbie improvvise in certi tratti di costa, come se entrassimo dentro le nuvole.
Abbiamo stabilito relazioni di
amicizia con i cavalli islandesi allo stato brado: cappelloni, piccolini e socievoli. E lasciato le nostre tracce lungo percorsi di sabbia nera, scoprendo gli “allestimenti” prodotti dalla natura: le
sculture vulcaniche fatte di lava, che nessun artista, neanche il più visionario, potrebbe concepire.
Io, Kerr e Nietzche ci siamo
mescolati con le foche, andavamo tutti d’accordo, solfeggiavamo marcette e battevamo i piedi e le mani a ritmo. E tante volte avrei voluto salire sul loro dorso o su quello dei delfini e fare un giro
insieme, farmi portare al largo.
Ho scoperto che il mondo tutto è una
balena, la madre terra è una balena che piange e le lacrime si chiamano geyser, sono pianti potenti, getti copiosi, cascate tiepide e violente come sparate da cannoni ad acqua.
E quando è il momento delle tenebre,
della notte … la notte non c’è! In cielo si stagliano strani agglomerati luminosi, come campi di luce, e c’è soltanto una specie di tramonto permanente.
Ogni sera
percorso da brividi insostenibili annuso, sfioro, assorbo, succhio, penetro Kerr e trovo spirituale tutto questo: sono le mie preghiere, la mia meditazione, il senso di questo tempo del silenzio,
insieme al mio impazzimento sensoriale ...