L’OASI DELLE AMBIGUITÀ

Questi racconti li dedico al mondo degli emarginati, degli sconfitti e della gente comune; sono un viaggio nelle pieghe nascoste della realtà, un omaggio ai momenti in cui la vita si svela in tutta la sua complessità e bellezza, il quotidiano si tinge di sfumature surreali e il comune diventa straordinario. Ogni storia, breve ma intensa, ha la capacità di disorientare e affascinare il lettore, trasportandolo in un universo dove l'incredibile diventa possibile. I protagonisti, travolti da eventi imprevedibili, sono costretti a confrontarsi con l'assurdo, rivelando la fragilità e la forza dell'animo umano.

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È la mia opera prima, che scrissi alla fine degli anni Ottanta in un’epoca molto diversa da quella attuale, in un mondo più lento e privo di social network, dove l’informatica era agli albori e i cellulari iniziavano appena a diffondersi. I racconti, perlopiù, presero vita durante i viaggi in treno del venerdì sera, mentre tornavo a Venezia da Milano dove lavoravo. Scrivevo usando un portatile con un display monocromatico, dotato d’una batteria che durava poco, e quando capitava che si esaurisse continuavo la stesura con carta e penna. Ricordo ancora i momenti in cui nacquero queste storie immaginarie, capaci di assorbirmi totalmente e annullare il tempo, dandomi la sensazione di arrivare in un attimo alla stazione di Venezia.

L’opera fu premiata all’11ª edizione del Premio Letterario Internazionale Carrara-Hallstahammar e rileggendola oggi, dopo molti anni, vi ho ritrovata intatta l’atmosfera surreale e un poco inquietante che la caratterizzava. Sono racconti brevi, spesso stranianti, dove i protagonisti vengono travolti da eventi inaspettati.